Il profilo psicologico di Jack lo Squartatore

“Jack lo Squartatore” è lo pseudomino del serial killer che agiva a Londra, nel quartiere di Whitechapel e nei distretti limitrofi, nell’autunno del 1888. Il nome del serial killer è tratto da una lettera, pubblicata al tempo delle uccisioni, indirizzata alla Central News Agency e scritta da qualcuno che dichiarava di essere l’assassino.

A Jack lo Squartatore sono state attribuite cinque vittime, anche se è possibile, basandosi sulle tipologie di vittime prescelte dall’assassino e sul tipo di ferite loro inferte, che questo individuo abbia ucciso anche altre persone. I diversi delitti compiuti dal serial killer, infatti, hanno dato modo alle forze dell’ordine di conoscere, oltre alla sua abilità nel non farsi catturare dagli inquirenti, anche il suo modus operandi e la sua firma. Le vittime preferite da Jack lo Squartatore erano prostitute, che venivano sventrate e sgozzate dal killer, che in seguito ne asportava alcuni organi.

Mary Ann Nichols. E’ la prima vittima accertata di Jack lo Squartatore. Il suo corpo viene ritrovato il 31 agosto 1888, alle 4 del mattino, in Buck’s Row, di fronte a uno dei tanti mattatoi del quartiere. La vittima presentava la gola tagliata fin quasi alla decapitazione (il taglio intaccava le vertebre del collo) e tagli sul ventre dai quali fuoriusciva l’intestino. Gli organi genitali presentavano gravissime ferite da taglio, probabilmente inferte di punta.

Annie Chapman. Viene ritrovata uccisa l’8 settembre 1888, nel cortile del numero29 di Hanbury Street, a Whitechapel, da un fattorino. Il suo corpo giaceva tra una porta e la palizzata, in uno spazio di circa 80 centimetri. La gola era squarciata e la testa era di poco attaccata al collo. Il ventre era aperto, gli intestini erano appoggiati sulla spalla destra della vittima, mentre la vagina, l’utero e due terzi della vescica erano stati asportati.

Elizabeth Stride. Viene trovata in Berner Street, presso il cortile di un circolo ricreativo, da un cocchiere. La vittima presenta solo un profondo taglio alla gola, dal quale, afferma il cocchiere che l’ha rinvenuta, usciva ancora del sangue. Ciò porta alla conclusione che il cocchiere deve aver disturbato l’opera di Jack lo Squartatore, che quindi non ha avuto modo di inferire sulla donna. Ciò è suffragato dal ritrovamento della seconda vittima, Catherine Eddowes, in Mitre Square: la donna era stata sottoposta a un vero e proprio martirio, cosa che confermerebbe il “cambio di programma” dell’assassino, che, non riuscendo ad accanirsi sulla Stride, ha cercato un’altra prostituta su cui inferire.

Catherine Eddowes. Giaceva a Mitre Square, in un lago di sangue, supina, come tutte le vittime. La faccia era sfregiata: naso e lobo dell’orecchio sinistro erano tagliati, così come le palpebre dell’occhio destro, solcata da profondi tagli. Il volto era sfigurato con un taglio a “V” sulla parte destra e con numerosi tagli sulle labbra, tali da lasciare esposte le gengive. Il corpo era sventrato con un taglio dall’inguine alla gola, lo stomaco e gli intestini erano stati estratti e appoggiati sulla spalla destra della donna, il fegato appariva tagliuzzato, il rene sinistro e gli organi genitali erano stati asportati. Per finire, a vittima era stata sgozzata con un taglio che l’aveva quasi decapitata.

Mary Jane Kelly. E’ l’ultima vittima attribuita a Jack lo Squartatore. Il suo cadavere viene scoperto l’8 novembre 1888, poco dopo le 10.45. Il corpo, o quello che ne rimaneva, giaceva sul letto della camera dove la donna viveva, al numero 13 di Miller’s Court, vicino a Spitalfields. La gola era squarciata, il viso severamente mutilato e irriconoscibile, il e l’addome aperti, molti organi interni erano stati rimossi, il fegato giaceva tra le gambe e l’intestino arrotolato presso le mani, era stata asportata la carne che ricopriva gli arti. Il cuore non venne trovato e si crede possa essere stato bruciato nel camino o persino cotto e mangiato. I vicini dissero di aver sentito un unico urlo intorno alle 4 del mattino e a quest’ora viene fatta risalire la morte.

Thomas Bond, medico legale, sulla base della propria esperienza e delle proprie conoscenze professionali, stilò un profilo psicologico dell’assassino che inviò al responsabile della Criminal Investigation Division di Londra.

L’assassino deve essere un uomo fisicamente forte e di grande freddezza e audacia. Non vi sono prove che abbia avuto un complice. Egli deve, secondo la nostra opinione, essere soggetto a periodici attacchi di mania erotica e omicida. Le caratteristiche delle mutilazioni indicano che l’uomo può essere affetto da un disordine sessuale denominato “satiriasi”. E’ naturalmente possibile che l’impulso omicida abbia avuto origine da una condizione mentale di vendicatività a lungo covata, o che la patologia di base debba identificarsi in una mania di religione, sebbene noi non riteniamo che tali ipotesi siano probabili. L’assassino appare assai probabilmente come una persona inoffensiva, di mezza età, curato nell’igiene e rispettabilmente abbigliato. Pensiamo che abbia l’abitudine di indossare un mantello o un cappotto, e che altrimenti difficilmente avrebbe potuto sottrarsi all’attenzione fuggendo per la strada con le mani o gli abiti insanguinati

Assumendo che l’assassino appaia nelle modalità che abbiamo descritto, riteniamo che egli sia soggetto solitario ed eccentrico nei comportamenti. Ancora, egli no ha un’occupazione regolare, ma vive di piccole entrate o di un sussidio. E’ possibile che abiti tra le persone rispettabili che hanno qualche conoscenza del suo carattere e delle sue abitudini, e che hanno iniziato a sviluppare qualche sospetto sul fatto che talvolta non sia persona del tutto equilibrata mentalmente. Tali persone probabilmente non desiderano comunicare i propri dubbi alla polizia, per timore dei guai o dell’eccesiva notorietà; la prospettiva di una ricompensa potrebbe vincere i loro scrupoli. (Picozzi e Zappalà, 2002)

Forbes Winslow, noto esperto di malattie mentali che all’epoca dei delitti di Jack lo Squartatore ha aiutato Scotland Yard, afferma, invece: Ritengo che l’omicida [….] sia delle classi elevate della società, e ritengo tuttora che il parere che ho espresso alle autorità sia corretto, ossia che gli omicidi siano stati commessi da un pazzo rilasciato da poco da un manicomio o evaso da uno di questi. Nel primo caso, senza dubbio si tratta di una persona che, pur preda degli effetti di una mania omicida, è apparentemente sana a prima vista, e di conseguenza è stata liberata e asseconda le tendenze delle proprie fantasie morbose attraverso ripetuti omicidi. Ritengo assennato il mio suggerimento, ossia richiedere un rendiconto immediato a tutti i manicomi che hanno rilasciato individui del genere, al fine di accettarne i movimenti.

( Fabrizio Russo)

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